Sangue e Teobotica - Atto IV: L'ora più buia dell'Emisfero Settentrionale

Ci eravamo lasciati - cari visualizzatori di segni linguistici codificati in una serie di costrutti che possiamo definire "parola", sapientemente disposte in ulteriori costrutti attraverso cui assaporate le imprese del sottoscritto, costruendo a vostra volta immagini per supportare la lettura (esperienza audivisiva in primis più che gnoseologica) pensando siano vostre, ma non è così - con il Possente accasciato a terra mentre ruggiva il suo odio per il trascendentale attraverso decibel di potenza al di fuori di ogni classificazione audiometrica.
Il meccanismo androide costruito da un uomo di ragione convertitosi alla mera superstizione iconografica, si stagliava forte della fede, arrogante nella posa, a breve distanza dal dolorante. Col tono plasticoso della voce, recitava litanie demodé, arcaiche nel loro giungere all'orecchio, mentre Zichichi, festante, sognava conversioni o arrosti d'eretici quasi fosse un'esperienza erotico-surreale.
Amici miei, mai fui messo a terra in quel modo, colpito dal gesto geniale del santo di ferro, che, proprio perché era un essere dal cervello bionico e dall'eventuale cuore di stagno puro e deficente come quello di un bambino, mai avrebbe dovuto, secondo una mia analisi delle fasi della bagarre, colpire con così tanta veemenza e anarchico sprezzo delle regole, gli attributi che da sempre sono tanti mio motivo di vanto, a prescindere.
In preda allo spasmo per la violenza del colpo subito, fulmineo, preciso, infame, alla rabbia e alla sorpresa, ero dunque disteso a terra, alla mercé di un piccolo uomo folle e del suo strumento di dominazione culturale, approvato dalla Santa Sede.
Mi interrogavo sul perché di cotanta affermazione, e di come Zichichi fosse riuscito a creare un'entità di così tanto valore. Gli chiesi, urlando, in che modo ci era riuscito e lo scienziato si limitò a sentenziare che la fede, da sempre, richiede enormi sacrifici. Anche il Sangabrielebot era frutto di un sacrificio estremo.
La risposta del luminare mi fu chiara pochi istanti dopo, dal basso, dove ero ubicato, quando il prete di latta e bulloni si avvicinò a me per sferrare il colpo di grazia.
Mentre recitava salmi da estrema (M)unzione, sollevò il suo piede di acciaio per finirmi, e notai che ai piedi indossava un paio di scarpe da ginnastica.
Erano Nike.
Si rivolse ad un Munz stupito oltre ogni umana concezione, chiosando il suo camminare verso la mia disfatta con le parole:
"Divertiti di più, ma fallo con Gesù.
JUST DO IT.
Amen!"

E mi fu noto cosa era successo, anche se troppo tardi ormai.
Padre Nike, un famosissimo prete locale, famoso per le sue idee di teologiche applicate alla psicologia e alla danza hip hop, aveva offerto il suo corpo in sacrificio per la realizzazione di un essere mostruoso, capace di stendere anche il più devastante pensatore che la modernità abbia conosciuto.
L'ultima luce di relativismo applicato stava per spegnersi sull'Abruzzo, e sul mondo intero, di cosenguenza, e proprio la distruzione de L'Aquila, città sorta contro Roma e il potere, era un altro segnale dell'offensiva tecnovaticana all'intero nostro ecosistema.
Mentre mi accingevo ad affrontare una incredibile dipartita, l'inverosimile, che vi verrà svelato prossimamente, stava per accadere.

2 commenti:

ilnomedellarosacorsi ha detto...

Secondo me muori e risorgi il quarto giorno. La ragione è sempre più lenta della vuota fede!

Roberto

Anonimo ha detto...

padre nike è un fallito