Menare a tempo e il Rutto Nichilista (estratto da "Melomania e difesa personale")

La musica, come saprete, è definita da maestri illustri, nel corso della storia, quale Arte dei Suoni e dei Rumori. Il suono è infatti l'elemento astratto che genera ogni corpo, ogni oggetto in movimento, ogni sostanza immanente nel suo agire. Si può convenire che il suono stesso è movimento, nonché la parte trascendente di un moto immanente. Quando questo elemento viene organizzato attraverso forme, modalità, cateogire estetiche quali possono essere ritmo, melodia, sovrapposizioni, si genera quest'arte che ci accompagna dall'alba dei tempi.

Sin da quando l'uomo ha scoperto e utilizzato il senso dell'udito, ne ha apprezzato la sua funzionalità, quale strumento ricettivo che avverte l'ignoto (rispetto alla vista, che è sempre stata il senso della verifica, insieme al tatto) e che soprattutto mette in comunicazione con ciò che non si conosce. Da qui l'essere umano ha scoperto l'udito quale senso della musica, che, a sua volta, è generatrice di sensazioni, ovvero un trascendente nato da un movimento che genera movimento a sua volta.

La musica ha sempre accompagnato le mazzate più feroci, e, generando nuove polifonie di schiaffi, che, a loro volta, sono in primis fatto sonoro, poi, soprattutto, fatto musicale. Questi intrecci melodico/ritmici passano inascoltati dalle orecchie della maggior parte degli individui, troppo presi dall'istinto di non prenderle. In realtà, quando si fa a botte, vince non chi picchia più forte, ma colui che picchia meglio, a livello musicale. Avete presente Hegel e Schopenhauer? Leggenda vuole che le contrapposizioni estetico-filosofiche che li opposero quali grandi pensatori furono risolte a suon di pugni in faccia, calci in culo, "cianghette" e, dicono alcuni storiografi (tra i più arditi), di gomitate volanti e sediate in faccia.
Chi vinse alla fine?
A prenderle fu Hegel, sia a livello fisico, che a livello intellettuale.
Schopenhauer, infatti, che era da sempre considerato più sfigato di lui, ebbe la sua più grande intuizione, da vero genio, ossia quella della noluntas, che, come dovreste sapere, rappresenta il più alto grado, per il filosofo, della libertà umana, ossia l'assenza di volontà. Così, mentre quel panzone di Hegel lo picchiava, il suo rivale rimase immobile, facendolo stancare. Alla fine, Schopenhauer, ottenne la vittoria sfoderando in faccia al suo rivale ormai sfinito un poderoso rutto, che sigillò infine il successo totale della sua filosofia, almeno sul piano dell'applicabilità alla lotta libera artistica. Attraverso il suo totale annullamento, Schopenhauer aveva dunque inventato una nuova tecnica, il Rutto Nichilista, frutto della sua perdita di assenza e conseguente plasmarsi involontario in un evento musicale, un rigurgito improvviso, ed esprimerlo ad una potenza tale che, dicono gli studiosi "fece tremare la terra per tre giorni di fila".

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