C'è posta per Munz - Gennaio 2008

Inizia l'anno nuovo, e la mia casella di posta è piena di lettere. Anche quella virtuale è ricca di domande e minacce dei miei lettori e lettrici, soprattutto lettori perché non tutte le donne sanno leggere i miei libri.
Chiunque voglia dialogare con queste mani robuste e possenti, può scrivermi all'indirizzo rutgermunz@gmail.com, o mettermi uno sgambetto nel caso mi dovesse incrontare in giro per la vostra città.

Caro Rutger Munz, mi chiamo Alessandro da Genova, e ti scrivo dopo aver letto il libro "La Genealogia del German Supplex". Un passo, in particolare, ha destato in me diversi dubbi, che desidero sollevare dopo averlo citato:
-" Siamo ignoti a noi medesimi, noi uomini che meniamo, noi stessi a noi stessi: è questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Perché se ci troviamo, ci diamo fastidio, ci raccontiamo barzellette spinte, ci offendiamo le donne, ci rovesciamo la birra per terra. Perché se ci troviamo, ci meniamo.
Se penso al Munz che ho dentro, gli spezzerei le braccia perché occupa abusivamente questo corpo scolpito in tutti i suoi angoli ".
Munz, perché odi tanto la tua interiorità? Hai paura della voce della tua coscienza? Oppure vuoi implicitamente dire che l'animo umano è in realtà misterioso, un qualcosa che limita l'agire individuale?
Grazie.


Caro Alessandro da Genova, famosa città montana e ricca di monasteri incastonati tra ampie vie, citi uno dei miei frammenti preferiti. Procediamo con ordine.
Io non odio la mia interiorità, anzi, gli voglio così bene che la stringerei forte forte, fino a fargli male. Io non ho paura di niente, nemmeno di Arnold Schwarzenegger o di Robocop, anche se la mia coscienza sarebbe capace di metterlì giù in un paio di minuti. Personalmente stimo molto Schwarzenegger e Robocop, sono entrambi cromati e brillanti, l'uno grazie alla chimica, l'altro grazie alla metallurgia, scienze tra le più nobilitanti dell'essere umano, e non ho niente contro di loro.
Tornando al passo, vorrei dirti che quella riflessione è frutto di esperienze reali: non ti è mai capitato che la tua coscienza dia fastidio mentre sei con tua moglie? A me è capitato, mentre picchiavo la mia. Mi diceva: "Smettila!", poi la mia interiorità mi ha preso e sbattuto contro il muro, colpendomi con una serie di colpi al viso e al torace. Mentre stava per colpirmi con un braccio teso, l'ho fatta sbattere contro il muro e l'ho presa a sediate. Alla fine è arrivata mia moglie, in lacrime, e la mia coscienza e io ci siamo coalizzati contro di lei perchè a casa Munz non si piange. Per nessun motivo.
L'interiore limita l'esteriore, e non caccia mai un euro: l'animo ti ha mai pagato le bollette? L'altro mese è arrivato il gas, poi la luce e la tassa sui rifiuti, e il mio, dopo che gli ho chiesto una mano, ha risposto semplicente: "Sono etereo, non posso lavorare!". Cavolo, quando rompi le palle al sottoscritto sei materiale, e adesso non lavori perchè sei una specie di ectoplasma? Pensa, caro Alessando, che la mia interiorità prende pure una specie di "pensione di traslucidità", all'ottanta per cento.
La mia psiche é un inquilino abusivo, ma visto che ha una forza pari alla mia non lo posso cacciare. Però, ultimamente, mi sto allenando tanto.
Spero che la tua sia una mammoletta...considerando il modo in cui scrivi le lettere e i problemi che ti fai, non ho dubbi a riguardo.
Addio.

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